Mi chiamo “Nisha”
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IL MIO NOME È “NISHA”
storia
Per
VIKRAM KARVE
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IL MIO NOME È “NISHA”
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La mia casa a Pune
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10:00 – lunedì mattina – Sono impegnato a scrivere la mia ultima storia sul mio laptop.
Il suono del campanello mi dà fastidio.
Irritato (mi alzo e vado alla porta) chiedendomi chi sia a disturbare la mia solitudine.
Apro la porta.
Lei è una donna.
La guardo
Sembra così elegante.
Jeans blu, t-shirt rossa rimboccata, carnagione cremosa chiara e impeccabile, capelli corvini ben raccolti in uno chignon e occhiali da sole Ray-Ban scuri dell’ultimo stile.
È una donna attraente con tratti femminili intelligenti: alla moda, alla moda, alla moda, elegante, ben curata.
“Buongiorno…” la saluto.
“Buongiorno a te…” dice con un dolce sorriso.
Mi chiedo chi sia, forse, è venuto a conoscere mia moglie.
I miei pensieri sono interrotti dalla sua voce melliflua.
“Non hai intenzione di chiedermi di entrare…?” lei mi dice
“Sono tutto solo in casa…”, gli dico, “mia moglie è andata a lavorare, verrà alle 5…”
“Sono venuta per incontrarti…” dice con un sorriso.
“IO…?” Dico: sorpreso.
Dalla sua borsa – tira fuori una copia del mio libro – la mia antologia di racconti.
Punta il dito sul mio nome sulla copertina e mi guarda.
“Questo è il tuo nome, vero…? Hai scritto tutte queste storie…” mi dice.
“Sì…” gli dico.
“Mi chiamo ‘Nisha’…” mi dice.
“Nisha…?” io ripeto
“Il mio nome suona un campanello…?” lei mi chiede.
“No…” gli dico.
“Oh veramente…?” lei dice “Questo è fantastico…!!!”
“Non conosco te, né nessuno di nome Nisha…” le dico.
“Sono l'”eroina” della maggior parte delle tue storie… Nisha…” dice in modo pratico.
Sentendo le sue parole, rimango sconcertato, senza parole.
“Dato che non mi hai chiesto di entrare, mi invito a entrare…” dice.
E lui mi supera, va al divano, si siede e mi guarda.
Sono ancora alla porta.
“Vieni a sederti vicino a me, voglio parlarti…” mi dice.
Vado a sedermi vicino a lei.
“Vuoi una tazza di tè – o – una bibita fresca…” gli chiedo – ma – mi interrompe.
“Grazie per avermelo chiesto, ma no, voglio solo parlarti per qualche minuto, e poi, devo tornare a Mumbai, devo prendere un volo stasera…” dice.
“Mumbai…? Vuoi…?” chiedo – confuso.
“Sono sceso in macchina da Mumbai solo per incontrarti…” dice.
“Taxi…? Come hai avuto il mio indirizzo…?” gli chiedo, curioso.
“I tuoi dati di contatto sono ovunque su Internet – sei un blogger, un influencer, continui ad aggiornare il tuo stato e la tua posizione su Twitter, Facebook, Instagram, Google, ovunque – è così facile trovarti…”, dice . Infatti.
Si ferma un attimo prima di parlare.
“Andiamo al dunque, voglio solo sapere una cosa… “Chi è Nisha…?”…”, mi chiede guardandomi dritto negli occhi.
“Chi è Nisha…?” Ripeto la tua domanda: mi sento un po’ perplesso.
“Te l’ho detto quando mi sono presentato: mi chiamo ‘Nisha’…” dice.
“Sì…” mormoro.
“In tutte le tue storie, il nome dell’eroina è ‘Nisha’, il mio nome…” dice “Voglio sapere perché…” mi chiede con voce imperiosa.
“Beh, allora…” balbetto.
“Cosa intendi con ‘così…?’ Perché usi il mio nome più e più volte…?” lei mi chiede
“Non è niente, davvero, proprio come Hemingway usava il nome ‘Nick’ per il protagonista delle sue prime storie, io uso il nome ‘Nisha’…” Spiego, “Nisha è un personaggio di fantasia…”
“Non credo…” dice la donna di nome Nisha.
Rimango in silenzio, confuso su cosa dire.
Nisha apre il libro che ha in mano alla pagina dei contenuti, mi guarda e parla con voce seria.
“Stai scrivendo di me. Hai preso selettivamente incidenti dalla mia vita e li hai drammatizzati in storie…” dice in tono accusatorio.
“Come posso scrivere di episodi della tua vita…? Non ti conosco nemmeno. È la prima volta che ti incontro…” gli dico.
“Esattamente…” risponde, “senza nemmeno conoscermi, come fai a sapere così tanto di me…?”
“Non lo so…” comincio a borbottare, ma lei mi interrompe.
“C’è un pezzo della mia vita in tutte le tue storie su ‘Nisha’ – è scandaloso, perché scrivi storie sulla mia vita personale…? Come fai a sapere così tanto di me…?” dice, con voce accusatoria.
“Come posso scrivere di episodi della tua vita…? Non ti conosco nemmeno. È la prima volta che ti incontro…” gli dico.
“Allora, come fai a sapere così tanto di me…? Del mio passato…? Chi ti sta raccontando tutte queste cose private e intime della mia vita…? “Perché ti preoccupi della mia vita personale… ?” mi chiede.
“Nessuno mi dice niente di te, e non sono curioso della tua vita personale…” dico “Puoi farmi un esempio specifico…?”
“Come sapevi che era ‘Bi’…?”, chiede.
“Bi…?” dico, confuso.
“Non essere sciocco, sai cosa significa ‘Bi’; mi piacciono sia gli uomini che le donne, proprio come la tua eroina ‘Nisha’…” dice, sarcastica.
Provo a parlare – ma – mi interrompe – e – continua a parlare.
“In tre delle tue storie, Nisha fa l’amore con le donne, il modo in cui hai descritto questi incidenti nelle tue storie è simile a quello che è successo nella mia vita, ovviamente sei stata abbastanza intelligente da cambiare i nomi delle altre donne, ma il tuo personaggio principale è sempre ‘Nisha’ – perché…?” mi chiede, decisa.
“Non lo so…” dico, senza pensarci.
“Sei molto astuto…” dice.
“Astuzia…?” Dico, sorpreso, nessuno prima d’ora mi ha chiamato “furbo”.
“Tu cambi i nomi di tutti gli altri personaggi, oppure scrivi in prima persona, ma il nome del personaggio principale è sempre ‘Nisha’ – io…” dice risentita.
Nisha apre il mio libro e indica una storia.
“E questo è il maledetto limite della tua sfrontatezza, in questa storia non ti sei nemmeno preso la briga di cambiare il nome dell’altra donna…” dice con rabbia.
“Quale donna…?” dico, confuso.
“Anjali, il mio amante della storia, e, hai descritto le cose esattamente come sono realmente accadute, come facevi a sapere che abbiamo fatto l’amore nella sala di riposo della ferrovia di Dehradun…? Hai anche menzionato correttamente l’anno – Anjali ha letto la storia ed è rimasto inorridito – mi ha chiamato – è furiosa con me – crede che ti abbia parlato della nostra relazione…” mi dice Nisha.
“Fammi vedere…”, dico – e – le prendo di mano il libro – guardo la storia – e parlo con Nisha.
“Ho scritto così indietro, non ricordo bene…” Provo a spiegare ma Nisha mi interrompe.
Mi prende il libro di mano, ne guarda il contenuto e apre la pagina a un’altra storia.
“E questo: fare l’amore in treno…” dice.
“Stai facendo l’amore con un uomo in questo…” dico, quando lei interrompe.
“IO…?” lei grida
“No. No. Intendevo l’eroina della storia…” dico contrito.
Per un po’ c’è silenzio.
Poi – Nisha parla.
“Hai il potere della chiaroveggenza…?” lei mi chiede.
“No…” gli dico.
“Non posso crederci, come fai a sapere del mio tatuaggio segreto, delle mie relazioni lesbiche che ho cercato di mantenere segrete…” dice, suonando a disagio.
“Te l’ho detto, è la mia immaginazione…” gli dico.
“E’ strano – sembri avere poteri soprannaturali per guardare nella mia vita…” dice, lanciandomi uno sguardo strano.
“No. No…” comincio a dire, quando lei interrompe.
“Perché scrivi storie sulla mia vita personale…?” lei mi chiede.
“Non lo so…” gli dico.
“Perché l’eroina delle tue storie si chiama ‘Nisha’ – chi è Nisha…?” chiede, disperata.
“Non lo so…” dico, esasperato.
Ci guardiamo per un po’.
Poi – parlo.
“Hai una vita molto complicata…” gli dico.
“Sì, foraggio per le tue storie…” dice sarcasticamente.
“Per favore…” dico “sono onesto con te, è solo una coincidenza…” dico onestamente.
“Non ti credo, ma poi, non ho scelta, se continui a insistere sul fatto che tutte queste storie di vita reale su di me sono frutto della tua immaginazione…” dice.
“Per favore, credimi…” gli dico.
Nisha guarda l’orologio da parete.
“Devo andare adesso, non voglio fare tardi per il mio volo…” dice.
“Dove vai…?” Chiedo a lui
“Auckland, Nuova Zelanda, vivo lì, come ‘Nisha’ in alcune delle tue storie…” dice.
“Sei emigrato lì…” gli chiedo.
“Sì, qualche anno fa…” dice.
Poi – mi guarda e parla con voce implorante.
“Ho una richiesta, d’ora in poi per favore non avere ‘Nisha’ nelle tue storie, sono sicura che puoi inventare nomi molto migliori…” mi dice.
Gli sorrido.
Prende la borsa e si alza.
“Hai dimenticato il libro…” gli dico, prendendo la sua copia della mia antologia di racconti.
“Non voglio leggere della mia stessa vita…” dice, “puoi tenerlo, per ricordarti che non hai ‘Nisha’ nelle tue storie…” dice, e – va a la porta
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Dopo che se ne va, mi siedo alla mia scrivania.
Decido di scrivere una nuova storia: un giallo di omicidio.
Il nome dell’assassino – “Nisha”.
Sì, “Nisha”, una donna malvagia, l'”eroina” della mia storia.
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Qualche giorno dopo ricevo una telefonata da un amico, un poliziotto in pensione.
“Ho letto la tua ultima storia…” dice.
“Il mistero dell’omicidio…?” Chiedo a lui
“Sì…” dice, “dimmi, la storia è basata su un incidente vero…?”
“No…” gli dico “è finzione, la mia immaginazione si scatena…”
“Incredibile coincidenza…” dice, “c’è stato un caso di omicidio qualche anno fa, esattamente come lo hai descritto tu, un uomo è morto per avvelenamento, con Ricin, una donna era sospettata, ma non siamo riusciti a fare qualcosa, poiché la traccia… non si può stabilire, come nella tua storia…”
“Oh…” commentai, “piuttosto una coincidenza…”
“Ascolta la prossima parte…” dice, “la donna si chiamava ‘Nisha’ – sì – la sospettata dell’omicidio era una donna di nome ‘Nisha’ – esattamente come nella tua storia – questa è la strana coincidenza…”
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VIKRAM KARVE
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3. E&OE
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