Un ricco assortimento di balestrucci, rondoni e rondini
turbinava sopra le lussureggianti colline boscose
West Amanga, morbidi cuscini verdi sparsi.
Ovunque brilli
raggi del sole mattutino
attraverso una finestra aperta nella nuvola,
il baldacchino rilascia un pennacchio di vapore
e risuonano i richiami degli uccelli: il tintinnio dei nastri; quello rumoroso
colpi di frusta; urlando
dai pappagalli; grida di pavone.
Ci sono cinguettii e svolazzi ovunque.
I pitta battono le foglie aguzze sul suolo della foresta.
I manakin blu rimbalzano nello strato intermedio e balbettano
i quetzal vengono dall’alto
dove si ergono i rami più alti.
Un falco cade su questo cuscino vivente.
Insegue rondoni e rondini dal cielo
e tagliare le cime degli alberi, senza sosta
dalla destinazione
mirato al suo occhio:
un tetraedro geometrico lungo un miglio
con edifici a un’estremità, il resto vestito
nei raccolti coltivati, disposti in legioni,
e tutto il collegamento in allegato
in un terribile muro di filo.
All’interno di questa gabbia sono imprigionati uccelli arancioni
gestire le colture con pala e ascia
sorvegliato da guardie in tuta kaki
con le radio in mano
e fucili sulla schiena.