Ritorno a Washington Heights | Richard Kalfus – Leggi la poesia contemporanea online

È autoindulgenza pensare
le nostre storie di vita personali
Contano per gli altri?
Stiamo forse trattando solo noi stessi?
quando arriviamo al serbatoio
esperienze del passato che ti hanno cambiato la vita?
Possiamo servire questo ad altri che
Deve e deve simpatizzare con noi?

È lo stesso quando raggiungo il mio passato dell’Olocausto.
segnato per sempre da quegli eventi.

Da nessuna parte questo è più ovvio
ma a Washington Heights,
L’Upper West Side di Manhattan
dove il maggior numero di olocausti ebrei tedeschi
i sopravvissuti in America vivevano e cercavano di ricostruire le loro vite.
Ma senza mai dimenticare i propri cari lasciati indietro
una dolorosa testimonianza di colpa aleggiava su di loro
dall’atto stesso della sopravvivenza

Sono tornato a Washington Heights
per le strade di Washington Heights da 22 anni.
Sono ancora una volta ammirato dalla bellezza di Fort Tryon Park
che si affaccia maestosamente sul bellissimo fiume Hudson.
Sento inglese con accento tedesco, persino yiddish e ancora,
come nell’infanzia, sono stupito dall’umorismo di molti ebrei di New York,
mescolando americanismi con regionalismo tedesco.
(Un tedesco di Mannheim è molto diverso da un berlinese)
Vedo la signora Dingfelder, 80 anni, di una piccola fattoria nella Foresta Nera
villaggio,
è seduto, su una poltrona, davanti al suo appartamento al sesto piano
edificio, del tutto perduto.
(ricordi di traumi passati o semplicemente vecchiaia?)
Riesco a sentire i ghetto blaster davanti a lei, come se non fossero attaccati
quello nuovo
Passanti di lingua spagnola.
Ecco il signor Marks che entra nel panificio kosher.
Non devo entrare per sapere cosa sta ordinando:
La famiglia Chale fa le trecce per sabato.
Sono ancora commosso dal signor Simon che va alle funzioni del sabato,
senza soldi e con le chiavi dell’appartamento appese alla cintura.

Alle funzioni del venerdì sto con gli altri a cantare Kaddish,
lutto per i morti.
Io – per i miei nonni morti a Gurs, un nazista francese
Campo di concentramento.

Io – per mio zio comunista che è stato ucciso da teppisti nazisti per le strade di Karlsruhe.
Io per mio zio polacco, mia cognata e i loro due bambini piccoli
che morì in un carro bestiame sulla strada per Auschwitz.

Entro finalmente nel ricordo del nostro vecchio appartamento con vista
Magnifico ponte George Washington –
un simbolo della libertà che l’America ha dato ai miei genitori ea me come sua
figlio
che potrebbero vivere senza la minaccia della fame, dell’isolamento e del gas
Camera.

Sono a casa… eppure la casa non è mai completamente priva di ricordi
quegli immigrati ebrei, strappati al loro comodo ebreo/tedesco
vive
di fronte alla sfida di ricostruire una vita a New York
Washington Heights
e crescere mio figlio solo con loro perché si è perso il legame con la famiglia.

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